MESSINA
Messina. I carabinieri del Comando interregionale “Culqualber” ricordano le vittime di Nassiriya
di Redazione
 Il
12 novembre ricorre il quindicesimo anniversario della strage di Nassiriya, una
delle pagine più tristi della storia recente italiana. Il 12 novembre del 2003,
alle ore 10.40, nella Città a sud dell’Iraq, un camion-bomba esplose dentro il
recinto della caserma “Maestrale”, una delle basi del contingente italiano MSU
a cui era demandato il controllo di quella zona del paese. A bordo dei veicolo,
c’erano due terroristi, un autista e un uomo armato che si sporse verso l’esterno
e cominciò a sparare contro il posto di guardia all’ingresso della base. Il
camion proseguì, sfondando la barra di metallo all’ingresso e si bloccò pochi
metri dopo, scontrandosi contro le strutture di protezione che delimitavano il
parcheggio della base, esplodendo. Crollò gran parte dell’edificio principale,
molti mezzi militari presero fuoco e andò in fiamme anche il deposito delle
munizioni. Il bilancio fu devastante 28 morti: 12 carabinieri, 5 soldati dell’Esercito
Italiano, due civili italiani e nove civili iracheni. Inoltre, una ventina di
italiani, tra militari e civili, rimasero feriti.
In
coincidenza dell’anniversario della strage, viene celebrata anche la “Giornata
del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la
pace” istituita con legge 12 novembre 2009, n. 162. Per ricordare i carabinieri
che hanno donato la loro vita nella strage di Nassiriya e, in particolare,
coloro che erano originari della Sicilia, il gen. C.A. Luigi Robusto, comandante
interregionale Carabinieri “Culqualber”, questa mattina ha commemorato i caduti
di Nassyria, in una toccante messa di suffragio – nel cortile interno della
Caserma “Bonsignore” – a cui hanno preso parte il prefetto di Messina, dott.ssa
Maria Carmela Librizzi, il sindaco metropolitano, on. Cateno De Luca, il comandate
della Legione Carabinieri “Sicilia”, gen. B. Giovanni Cataldo, il comandante
della Legione Carabinieri Calabria, gen. B. Vincenzo Paticchio e le massime autorità
civili e militari della Città.
La
cerimonia è stata officiata dal cappellano militare della Legione Carabinieri
Sicilia - don Rosario Scibilia, dal cappellano militare dell’Esercito - don
Paolo Solidoro, dal cappellano della Polizia di Stato - don Giovanni Ferrari, e
dal lettore in ambito militare - mar. ord. Daniele Gatto ed è stata celebrata,
per la prima volta, su un altare realizzato da un’idea del generale Robusto per
onorare i Carabinieri caduti a Nassirya, originari delle rispettive province di
Sicilia. Il monumento è stato realizzato artigianalmente dagli alunni dell’istituto
artistico “Ernesto Basile” di Messina. E proprio sul cippo commemorativo, il gen.
Robusto si è soffermato in una sua breve, ma commovente allocuzione per
spiegarne il significato: un piano d’altare in pietra siciliana lavorata a
mano, che poggia su 4 gambi di rose, in acciaio, sorretti alla base da 4
pietre, provenienti delle Terre di origine di ciascun caduto siciliano, che
circondano una roccia rossa giunta direttamente da Nassiriya. Le quattro pietre
italiche abbracciano la pietra irachena e “rappresentano,
simbolicamente, le gocce di sangue che, sgorgate dal sacrificio di questi
uomini, hanno fatto fiorire una rosa”. Infatti, dalle 4 pietre affiorano 5
rose in ferro battuto, sovrastate da un ripiano in pietra tipica siciliana, in
ricordo di ciascuno dei caduti siciliani.A
conclusione dell’evento, il generale Robusto, dopo aver consegnato un frammento
di pietra irachena di Nassyria al vice comandante della Brigata Aosta, col.
Gino Lisciandro, quale segno simbolico in ricordo del caporale maggiore dell’Esercito
Italiano (Emanuele Ferraro), originario di Carlentini, ha voluto poi
ringraziare i familiari delle vittime intervenute, ricordando come l’Arma si
sia sempre stretta attorno ai loro familiari, nonché evidenziare l’impegno dei
giovani dell’Istituto Artistico “Basile” unitamente all’entusiasmo posto da
tutti i carabinieri in servizio della caserma “Bonsignore” che hanno
partecipato a questo progetto.
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