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 mercoledì 21 marzo 2018

ROMA

Presentato il volume di Vincenzo Caruso: “Il capitano Ercolessi la spia dei francesi”

di Redazione


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Un intrigante caso di spionaggio militare ambientato nella Messina del 1904, che sconvolse l’Italia nel primo ‘900, in cui documenti segreti, cifrari di mobilitazione e piani di fortificazioni, vengono trafugati e venduti ad agenti segreti stranieri, in un clima di precari rapporti diplomatici tra gli Stati europei, intriso di diffidenze e compromessi politici. Una spy story il cui protagonista è il tenente dei Carabinieri Giulio Blais che, da agente segreto sotto copertura, si rese protagonista dell’arresto del capitano del R. Esercito Gerardo Ercolessi e della moglie, rei di aver venduto i piani di difesa dello Stretto a emissari francesi. Per l’alto valore storico e scientifico, il libro è stato pubblicato con il patrocinio morale del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e dalla Presidenza dell’ARS, allora retta da Giovanni Ardizzone. Dopo i saluti del colonnello Alessandro Della Nebbia, direttore dell’Ufficio Storico dell’Arma, l’incontro con l’autore è stato introdotto dalla prof.ssa Maria Gabriella Pasqualini, docente della Scuola Ufficiali Carabinieri e specialista di Storia dei Servizi Segreti italiani, e dal prof. Antonio Scaglione, già preside della facoltà di Giurisprudenza di Palermo e vice presidente del Consiglio della Magistratura Militare.

Davanti a una platea di ufficiali e appassionati di storia, i due relatori hanno presentato una disamina del contesto storico nel quale si svolse la spy story, associabile per alcuni versi al più noto caso Dreyfus, e le fasi processuali che accompagnarono le 20 udienze e la sentenza emessa presso la Corte d’Assise di Messina, conclusasi con la condanna definitiva in Cassazione, del capitano Ercolessi, colpevole per la sottrazione dei piani di difesa dello Stretto in favore della Francia. Vincenzo Caruso, direttore del Museo Storico di Forte Cavalli e studioso di Storia Militare dello Stretto, ha poi illustrato vicende e aneddoti al contorno che accompagnarono il processo, che vide a Messina per un intero anno i cronisti delle testate giornalistiche più accreditate d’Italia, come “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “La Tribuna Illustrata”. Presenti all’incontro, anche il generale Giorgio Blais, nipote del protagonista della vicenda, il generale Ghiselli, già comandante Interregionale Culqualber a Messina, e l’editore Pierangelo Giambra.


 


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