ROMA
Presentato il volume di Vincenzo Caruso: “Il capitano Ercolessi la spia dei francesi”
di Redazione
 Un
intrigante caso di spionaggio militare ambientato nella Messina del 1904, che
sconvolse l’Italia nel primo ‘900, in cui documenti segreti, cifrari di
mobilitazione e piani di fortificazioni, vengono trafugati e venduti ad agenti
segreti stranieri, in un clima di precari rapporti diplomatici tra gli Stati
europei, intriso di diffidenze e compromessi politici. Una spy story il cui
protagonista è il tenente dei Carabinieri Giulio Blais che, da agente segreto
sotto copertura, si rese protagonista dell’arresto del capitano del R. Esercito
Gerardo Ercolessi e della moglie, rei di aver venduto i piani di difesa dello
Stretto a emissari francesi. Per l’alto valore storico e scientifico, il libro
è stato pubblicato con il patrocinio morale del Comando Generale dell’Arma dei
Carabinieri e dalla Presidenza dell’ARS, allora retta da Giovanni Ardizzone. Dopo
i saluti del colonnello Alessandro Della Nebbia, direttore dell’Ufficio Storico
dell’Arma, l’incontro con l’autore è stato introdotto dalla prof.ssa Maria
Gabriella Pasqualini, docente della Scuola Ufficiali Carabinieri e specialista
di Storia dei Servizi Segreti italiani, e dal prof. Antonio Scaglione, già preside
della facoltà di Giurisprudenza di Palermo e vice presidente del Consiglio
della Magistratura Militare.
Davanti
a una platea di ufficiali e appassionati di storia, i due relatori hanno
presentato una disamina del contesto storico nel quale si svolse la spy story,
associabile per alcuni versi al più noto caso Dreyfus, e le fasi processuali
che accompagnarono le 20 udienze e la sentenza emessa presso la Corte d’Assise
di Messina, conclusasi con la condanna definitiva in Cassazione, del capitano
Ercolessi, colpevole per la sottrazione dei piani di difesa dello Stretto in
favore della Francia. Vincenzo Caruso, direttore del Museo Storico di Forte
Cavalli e studioso di Storia Militare dello Stretto, ha poi illustrato vicende
e aneddoti al contorno che accompagnarono il processo, che vide a Messina per
un intero anno i cronisti delle testate giornalistiche più accreditate d’Italia,
come “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “La Tribuna Illustrata”. Presenti
all’incontro, anche il generale Giorgio Blais, nipote del protagonista della
vicenda, il generale Ghiselli, già comandante Interregionale Culqualber a
Messina, e l’editore Pierangelo Giambra.
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