IL “VIAGGIO”
Pellegrinaggio Misserio – Tindari
di Redazione
 Il
nostro non è solo un pellegrinaggio come tanti ce ne sono in tutte le parti del
mondo, piuttosto è un viaggio o meglio “il viaggio”, quello che ricongiunge ogni
anno, spiritualmente, i figli di Misserio alla Mamma Celeste, a quella Madre il
cui manto, da più di due millenni, avvolge e protegge tutti, grandi e piccini,
poveri e ricchi. Tutto comincia nel lontano 1690, anno in cui l’archimandrita
della baronia di Savoca per debellare l’invasione di cavallette provenienti
dalla Libia, che aveva causato gravi danni all’agricoltura, organizzò un
pellegrinaggio per chiedere la grazia alla Madonna Bruna. Si ha notizia, in
seguito, che gli abitanti di Misserio usassero andare a piedi scalzi al Tindari
per penitenza o per chiedere una grazia, un’usanza questa che si è tramandata
fino a qualche decennio fa. Da un documento ufficiale rilasciato dall’archivio
storico di Firenze, depositato anche al Santuario del Tindari, si rileva che un
primo pellegrinaggio è stato annotato nei registri del Santuario, nel 1890.
In
tanti, come oggi, in pochi come in quegli storici anni, sempre spinti dallo
stesso sentimento di amore filiale. Si parte l’ultimo giovedì di maggio al
suono festoso delle campane della nostra Chiesa e rallegrati dalle note del
canto tradizionale della piccola banda. I passi accompagnano la preghiera, un’ora,
due, tre. Non ci si accorge neanche, è ancora troppo presto: la prima sosta
Firricchiu. Si arriva attraversando il greto del torrente tra rovi e sterpaglie,
verso le ore 19.00, dove ci si rifocilla e ci si riposa come si può… qualcuno
in macchina, qualcuno in tenda attorno a un fuoco scoppiettante.
L’appuntamento, quello importante, è per
le ore 20.30. È un momento toccante, sentito da tutti quando ci si riunisce
attorno alla piccola icona con il sottofondo naturale del frinire delle cicale,
si recita cantando il Rosario in dialetto. Poi, ci si riposa solo un paio d’ore
perché alle ore 02.00 si riparte per la parte più irta di tutto il viaggio, più
difficoltosa la salita di Grotta Campana, poi, attraverso strade di campagna,
si arriva al Paese di Bafia, nel Comune di Castroreale, quindi Rodì Milici, poi
Mazzarà e, dopo ancora, Falcone. Poi, finalmente, dopo le ultime curve si
raggiunge il Santuario. Quest’anno, il pellegrinaggio si è svolto dal 25 al 28
maggio, ha coinvolto tutti gli abitanti del Paese a cui si aggiungono ogni anno
gli emigrati che tornano per l’occasione
da Milano, Torino e qualcuno anche dall’estero.
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